venerdì 27 luglio 2012

"Vorrei che questa la tenessi tu"

Si fa presto a dire vintage.
Gli oggetti vissuti sono sempre speciali, ma quando la loro storia è stata creata da persone per noi importanti indossare un certo capo o un accessorio assume un significato ancora più profondo.

A me capita con una collana, con le perle grandi occhio-di-tigre.
Apparteneva ad una vicina di casa del nonno in campagna, la moglie di un suo cugino mancato purtroppo troppo presto.
La chiamavo "Nonna M." ed ero affezionatissima a lei: mi portava sempre in giro dopo pranzo a passeggiare nel bosco, insieme raccoglievamo fiori, castagne d'india lucide, more, sassi dalle forme interessanti, ci sedevamo sulle panchine nascoste tra l'erba alta non tagliata e costruivamo piccoli cestini con le foglie di vite vergine e un pezzettino di rametto sottile.

L'ammiravo molto perché era una donna tenace, brava con me ma decisa. 
Da piccola avevo un bel caratterino e mi approfittavo della bontà e dolcezza delle persone per combinarne una delle mie. 
La Nonna M. invece mi sapeva domare, ma al tempo stesso sapeva incuriosirmi con mille storie interessanti, racconti, giochi semplici e coinvolgenti. 

Andavo spesso a casa sua, che per me era un mondo fantastico: c'era il telefono super kitsch, il mangiadischi con le canzoni di Domenico Modugno, la statua del Bambin Gesù di Praga alta 50 cm (che mi faceva un po' impressione), la carta igienica rosa, i mestoli di rame appesi in cucina e il presepe con il carillon durante le vacanze di Natale.
Ma ciò che preferivo di più era giocare con i suoi coloratissimi orecchini a clip, tutti contenuti in un vassoio, e con le collane appese ai tanti rametti di un piccolo tronco incollato su una base di legno.
Anche io da grande avrei avuto un tronchetto su cui appendere le mie numerose collane, che sarebbero state colorate come le sue (la passione per i bijoux si faceva già sentire).

Da bambina spesso domandavo a mia madre: "Ma perché la Nonna M. e il Nonno B. non si sposano?" Erano tutti e due vedovi, tutt'e due nonni, mi sembrava logico che si dovessero sposare.

Quando la Nonna M. è mancata un pezzo della iaia bambina è andata via con lei. Sono voluta andarla a trovare un'ultima volta, nella casa con la statua Bambin di Praga, il telefono kitsch, i mestoli di rame appesi e il trinchetto con le colane appese.
Dopo qualche giorno S. (una delle figlie) mi manda un pacchettino: dentro conteneva una collana marrone. "Mi ricordo quando andavi da lei e passavi tutto il pomeriggio a giocare con le collane e a provarti gli orecchini con la clip. Vorrei che questa la tenessi tu".

A 28 non ho ancora un tronchetto con le collane, ma ne possiedo una delle delle sue e ogni volta che la indosso il ricordo va a lei, alla Nonna M., che tornava a casa al pomeriggio con un mazzo di fiori raccolti durante una delle sue passeggiate, che cenava alle sei, che mi faceva soffiare il naso nelle foglie quando mi dimenticavo il fazzoletto.


mercoledì 25 luglio 2012

Vilnius è.

Riemergo.
Ciao.
Non sto a raccontarvi quella dell'uva, sul perché non ho più scritto, sul lavoro e su tutti i bla bla bla che non sono interessanti e tanto lo so che non li si legge e si salta direttamente al paragrafo successivo (almeno, io faccio così, sorry).
Dico solo che in questo mese esatto di silenzio sono stata una settimana a Vilnius.

"Andiamo per questo "X" motivo a Vilnius"
"Ok. 
E dov'è?"

Cos'è? Una parolaccia? E' una maniera elegante per mandarmi a spigolare?
No, cara. E' la capitale della Lituania, 'gnurant.

Ah.
(click immediato su Wikipedia)
Uno dei più grandi centri storici barocchi, dice? Apperò, interessante.

Ma Vilnius è molto di più e vorrei descrivervela con la struttura del post di maggio su Roma, così:

Vilnius è.
Vilnius è la capitale della Lituania. 
Che sta sopra la Polonia e sotto la Lettonia (capitale: Riga) e sotto ancora l'Estonia (capitale: Tallin). Ora lo so, miracolo.
Vilnius è ogni persona lì sa bene l'inglese, tutti.
Vilnius è quindi la figuraccia: "Excuse me, do you speak english?" "OF COURSE"
Vilnius è la gentilezza estrema dei suoi abitanti.
Vilnius è le macchine che inchiodano prima delle strisce pedonali per farti passare. 
Anche se solo lo stai pensando. 
Anche se è la capitale dello stato europeo con il più alto numero di incidenti automobilistici.
Vilnius è il centro storico pieno di casettine color pastello che sono un amore.




Vilnius è una lita, che vale circa 0,28€
Vilnius è un litro di birra a 3,5 litas (no, il biberon non lo danno in omaggio).


Vilnius è il cibo che costa poco ma Zara che costa uguale (d'oh!).
Sì, lo so, mi accontento di poco.
Vilnius è girare e perdersi a piedi nel centro storico, ordinato e pulito.
Vilnius è piazzette con il prato perfette. 
Con il baretto carino in mezzo. 
Con i giochi ordinati per bambini (su cui però vanno anche i grandi, ehm. Lo so, io non riesco a stare lontana dalle altalene).


Vilnius è la marea di carrozzine e la quantità enorme di bebè (grazie a incentivi statali che mirati per la crescita della popolazione).
Vilnius è persone devotissime e tutte sedute ordinate in chiesa, senza muoversi.
Vilnius è "Guarda, una chiesa", "Guarda, un'altra chiesa", "Guarda, altre tre, sette, novantamila chiese".
Vilnius è talmente tante chiese che a Napoleone venne l'idea di portarsene via una, tant'era bella (per fortuna non l'ha fatto).


Vilnius è G. lontano millemila chilometri :(
Vilnius è anche lunghe telefonate su Skype.
Vilnius è l'appartamento con la camera da letto (la mia) senza finestre (viva il regolamento edilizio!)
Vilnius è la zuppa di Hello Kitty (buonissima!)


Vilnius è i cepeilinai, che sembrano canederli ma in verità sono ancora più pesanti. 
E io non sono riuscita a finirli. 
E chi mi conosce sa quanto sia difficile che io lasci qualcosa nel piatto.
Vilnius è anche il rischio di trovarti orecchie di maiale al forno nello stomaco (per fortuna ho scampato il pericolo).
Vilnius è uno stuolo di majorette con banda annessa che attraversano il centro, a caso (ovviamente avranno avuto la loro ragione, ma a me è rimasta oscura).


Vilnius è una bellissima Università, antichissima e stupenda.
Vilnius è chiederti perché fino al 1400 adorassero il dio Tuono.
Vilnius è la pioggia tutte le notti e il cielo terso e limpido (e il caldo boia) tutti giorni.
Vilnius è il cielo terso e limpido (e il caldo boia) tutti giorni tranne l'ultimo, in cui ti delizia con uno splendido e lunghissimo acquazzone per tutto il pomeriggio stile alluvione (la gente, noi compresi, è rimasta bloccata agli angoli dei marciapiedi perché non riusciva ad attraversare/guadare a piedi le strade).
Vilnius è "Andiamo a vedere la statua di Frank Zappa, dai!", farsi cogliere dal suddetto acquazzone e ripararsi sotto un terrazzino.
Vilnius è il quartiere fricchettone di Užupis, Repubblica indipendente dal 1997, con il proprio esercito (12 persone), il proprio vescovo e la propria costituzione. 
Insomma un luogo losco (cit.).



Vilnius è la piazza ENORME a fianco alla cattedrale (sai che bei giri in bici o sui pattini da bambini!)





Vilnius è Moccia anche qui, questo non ce lo schiodiamo più di dosso, anche in versione Game of Thrones o ottocentesca.




Approposito.
Vilnius è Game of Thrones OVUNQUE.




Vilnius è un Municipio neoclassico che sembra un tempio, con la sua a splendida piazza piena di ristoranti.



Vilnius è ambra per turisti (ovviamente ci sono caduta) e negozietti di lino carinissimi.


Vilnius è il quartiere del ghetto, in cui, camminando per le stradine di ciottoli, sembra di passeggiare in un paesino delle fiabe.







Vilnius è.. Parigi? No, no, è Vilnius!




Vilnius è prati enormi intorno al fiume Neris,  dove la gente può stare, sdraiarsi, giocare a pallone.


Vilnius è spazi. Spazi anche per giocare a beach volley, a basket (principale sport lituano, altro che calcio, tzé.




Vilnius è non capire le marche delle acque proposte al ristorante, sceglierne una a caso e beccarne una dal sapore misto tra sale e varichina.


Vilnius è... vicina a Trakai, una piccola cittadina su un lago da cuori negli occhi (in quei giorni ospitava i mondiali under 23 di canottaggio, sull'aereo Riga-Vilnius sono saliti dei fustacchioni marchiati sulle magliette "Sud Africa" da svenire. Ehm, sì, ciao Gabri che leggi).





Casettine di legno a Trakai, sembrano quelle delle bambole:




Statuetta di Gesù triste, everywhere in Vilnius:


Il meraviglioso castello, che dentro sembra quello dei Playmobil:









Silhouette anche qui!


Simpatica ed elegante immagine del menù in un ristorante: la cucina era quella tipica (buonissima!) dei Caraimi, comunità di origine turca che vive a Trakai da 600 anni.


E quindi.
Quindi Vilnius cos'è?
E' una città meravigliosa, che consiglio a tutti di visitare e in cui spero di tornare con qualcun altro, magari visitando anche Riga e Tallin ♥


P.s.
Le foto sono tutte scattate con l'iPhone. La reflex era pronta e bella carica per venire con me ma la simpaticissima Air Baltic permette solo 8 kg di bagaglio a mano.
Il mio computer -caricatore compreso- pesa 3 kg.
Sopravvivere per 7 giorni con meno di 5 kg mi sembrava esagerato (contando che io solitamente mi porto l'armadio dietro) e così è dovuta rimanere a casa :(