venerdì 28 ottobre 2011

Dimmi che calza hai e ti dirò chi sei (Capitolo 2)

Eccoci giunti all'attesissimo secondo Capitolo del Testo Unico delle Calze, interamente dedicato a sua maestà il colàn.

Collant. Ho 27 anni passati e indosso collant da una vita. Nonostante tutto la parola collant mi ricorda sempre e sempre mi ricorderà le situazioni di vita combattuta all'epoca della scuola elementare. Non so se fossero i tempi e le tecnologie poco evolute, non so se attribuire la colpa invece alle mini taglie da bimba. Non so se era Madreh che non si rendeva conto della mia crescita e mi costringeva ad indossare quelli dell'anno prima (ammesso che riuscissero ad arrivare ad Aprile ancora integri).
Fatto sta che per me collant = cavallo basso. Quel collant che ti scende a metà gamba e che ti costringe ad arpionare la calza e a tirar su, in un gesto che la farebbe scendere anche al compagno di Belen nel bel mezzo di un un video osé (ops!).
Da quei bei tempi andati sono passate parecchie primavere, la mia crescita si è arrestata e la taglia è sempre la stessa. Eppure da quando ho la capacità intellettiva di entrare in un negozio e di comprarmi da sola un paio di collant ho sempre un terrore vago, che riesco a combattere con La Mania con la M maiuscola, ossia quella di comprare una taglia più grande. Anche due taglie più grandi, per assurdo, ma la mia mai. Per sicurezza. Per non-si-sa-mai.
Per quanto riguarda i colori sono ben accetti tutti i colori SCURI (nero, navy, grigio piombo, marrone), colori accesi perché no (se avete carattere ed è nel vostro stile).


No assoluto a disegni troppo strani come scacchi, rombi, ondine più o meno storte.


Mi piacciono i pois se le calze sono nere e le rigone orizzontali su chi ha un look un po' più alternativo.


Vi prego niente righe verticali o una gamba diversa dall'altra (a meno che non stiate andando ad una festa in maschera).


Vietatissimo il color carne. Seriamente, non so cosa passasse nella testa di quelle fronde di ragazzo che l'inverno scorso indossavano gonna scura, stivali scuri e CALZE COLOR CARNE. Dovrebbero riaprire i manicomi per questo.


Io in generale odio le calze che vorrebbero essere trasparenti ma in verità danno l'effetto "Zia Gina che scende a comprare il pane". La proprietaria del da-me-amatissimo blog Non si dice piacere (mia omonima, peraltro) in questo post dice che le calze vanno indossate in quelle situazioni che le richiedono, come ad esempio i matrimoni, e sulla carta sono pienamente d'accordo.
Però al matrimonio che ho avuto a fine settembre ho avuto serie difficoltà quando mi si è presentato  davanti il fatidico momento "calze o non calze?" e ho detto no. E' stato troppo più forte di me.
Per quanto riguarda i materiali  la mia soglia di tollerabilità non include le calze velate di qualunque colore. Mi piacciono moltissimo quelle fatte di materiali più spessi, anche magari in lana morbida o cotone consistente.





Delle classiche calze a rete, che dire. A me fanno tanto anni '80/'90. Mi piacciono quelle ricamate, ne avevo comprato un paio da Primark un anno ma non le ho mai messe perché con tutti quei buchini  ho paura di aver freddo :)

Naturalmente tutto quello che avete letto fino ad adesso è solo un mio giudizio; ognuno ha i suoi gusti, naturalmente, e spero che non vi siate sentite offese per qualcosa che ho scritto.
Un'ultima cosa. Essendo, appunto, la scelta di un paio di calze così personale l'appello che vi faccio è: non regalate calze per Natale/Pasqua/compleanno/onomastico!
Nel 99,99% dei casi non piaceranno alla interessata che le abbandonerà in un cassetto e dopo anni le butterà via.
Per cui.... Salva la vita a una calza, non regalarla!

(Campagna contro l'abbandono delle calze finanziata dal Ministero della Biancheria. In caso di avvistamento di calza senza accompagnatore segnala subito l'abuso al Numero Fucsia 1234567890)
Aut. Min. Rich.

giovedì 27 ottobre 2011

Da Genova con furore

Lo so che attendevate speranzose il secondo attesissimo capitolo spara-sentenze sulle calze, ma per oggi vi tocca questo :)

Da due giorni è nato un gruppo su Facebook che vuole raccogliere tutte le blogger di Genova: siamo poche ma non dobbiamo demoralizzarci!
Avere una pagina comune può essere utile a tutte in tante maniere diverse e sarebbe carino organizzare qualcosa una volta tutte insieme.
Alla faccia di chi dice che i Genovesi sono chiusi come ricci :)

Per questo, se qualcuna di voi legge il mio blog (anche in maniera anonima) ed è una concittadina, se vuole aggiungersi il link del gruppo è questo:


Se qualcuna avesse problemi ad aggiungersi fatemelo sapere nei commenti; non ho ancora capito se serva un'approvazione oppure si può entrare liberamente ^^


mercoledì 26 ottobre 2011

Dimmi che calza hai e ti dirò chi sei (Capitolo 1)

Le calze sono un capo molto difficile, basta poco per sbagliare.
Con loro ho un rapporto di amore/odio e non sono riuscita a trovare un giusto equilibrio, troppe variabili.
E' vero che il termine "calze" è un po' generico (almeno per me), per cui per sparare i miei insindacabili giudizi è necessario fare una classificazione. Direi di fare un elenco per ordine di forma, partendo dalle più piccole per arrivare ai veri e propri scafandri.

Fantasmini, ossia quelle sorte di orribili cuffiette da mettere intorno alla pianta del piede d'estate. Inventati per poter indossare scarpe chiuse anche con temperature tropicali, e per fare in modo -soprattutto-  di non dover buttare via un paio di scarpe al giorno a causa dei simpatici olezzi formatisi in seguito alla creazione di un micro habitat più o meno naturale. 
Se si chiamano fantasmini un motivo ci sarà: non si devono vedere. Quindi, se proprio non potete farne a meno, abbiate la pietà di comprarli della taglia e della forma giusta in modo tale che non si vedano mentre indossate le vostre scarpe preferite. 
Totalmente banditi con le ballerine. Rauss.

Calzette alla caviglia (sotto il malleolo).  Consentite esclusivamente con sneackers o con le scarpe da ginnastica quando si fa sport e sarebbe preferibile che fossero il più basso possibile.
Io le aborro in qualsiasi colore diverso dal bianco.

Calze sopra la caviglia. Riservate solo agli sportivi, solo bianche, la spugna è concessa. Ma ripeto, solo agli sportivi. Maschi. Meno scritte ci sono meglio è.
Non capisco perché siano in commercio quelle non sportive, sono orrende. Se indossate con jeans o pantaloni a zampa basta incrociare le gambe ed ecco che spuntano quegli orridi moncherini che lasciano spuntare la pelle della gamba. Mi vengono i brividi solo a scriverlo.
Epperfavore non indossatele con i sandali come la moda detta. Anche le super top model magre come uno stecco se guardate bene risultano ridicole.




Calzettoni al ginocchio.  Qui urge un discorso più ampio che comprenda anche colori e materiali.
La spugna come sempre la lasciamo agli sportivi. In questo caso lasciamola a quelli che lo sport lo praticano come professione, tipo calciatori, giocatori di basket, ecc. I colori in questo caso dipenderanno dalle tinte della divisa, per cui il discorso finisce qui.
Nei casi di altri materiali, bhè, naturalmente il discorso dipende molto dalla stagione: cotone quanto le temperature non sono ancora polari, lana quando rischiamo l'ibernazione.
La microfibra è comoda ma, essendo un materiale non naturale, lascia traspirare poco il piede per cui quando le togliete saranno tutti cavoli amari vostri e di chi vive con voi.
Parliamo dei colori ora.
Non avrai altra tinta all'infuori del blu o del nero. Al massimo massimo marrone scuro.

Per le femminucce:
no al bianco,
no al rosa,
no al beige (!!!)
no all'azzurretto, al verdolino, al viola, a qualsiasi colore!
Le calze dovrebbero mimetizzarsi il più possibile. Vedere una caviglia rifasciata è già abbastanza brutto di suo per cui cerchiamo di minimizzare e non di evidenziare.
E ora la regola principale: NIENTE DISEGNI.
Io andrei da colui il quale ha avuto la splendida idea per primo di mettere i disegni sulle calze.
Neanche ai bambini.
Niente Winni Pooh, niente cagnolini, niente orsacchiotti, gattini&affini. Le nuvolette, i cuoricini, le bolle lasciamole dove stanno. Le righe!!!! Le righe multicolor! Sei in giro e vedi indossare calze a righine colorate, glitterate, grandi, piccole, grandi e piccole tutte insieme e ti viene un attacco epilettico. Vi prego basta!


Gli unici disegni che mi piacciono son quelli delle Burlington, ovvero i classici rombi in stile scozzese  declinate in tanti colori. In passato ne ho presi alcune paia sui toni del blu, del rosa e del marrone. Visto che più vado avanti più divento restrittiva in materia, oggi porto solo quelle blu; le altre sono relegate nella scatola "Abbigliamento da sci".



Per i maschietti la questione colore dovrebbe essere ancora più sobria per regola e invece no. Per una volta ai ragazzi è concessa qualche libertà di colore in più a patto di un ma. Anzi parecchi ma e milioni di paletti.
Sono carine le calze colorate se e solo se sei eclettico (termine gentilmente offerto da G.). 
Sei un personaggio stile dandy? Ti vesti in maniera strana ma particolare? Hai carattere? Il tuo stile è inconfondibile e la gente, quando ti vede indossare certi capi, pensa che a te stiano bene ma chiunque altro passerebbe come il clown di punta del nuovo circo arrivato in città?
E allora indossa pure calzini rosso fuoco, viola, verde bottiglia, blu elettrico. Io trovo carino se nell'abbigliamento indossato c'è anche un piccolo richiamo al colore ma è una questione di gusti.
(Scusate la foto di Lapo, ma è stata l'unica foto decente che sia riuscita a trovare. Diciamo che il fatto che quest'uomo abbia carattere non si può negare)


Sul capitolo "calze Gallo" (ossia quelle a righine multicolore) non ho ancora un pensiero maturo. Riservate a mio parere solo agli uomini, sarebbe meglio se l'accozzaglia di colori rimane su toni sobri e poco sparaflashati (termine ovviamente tecnico contenuto all'interno de "Il dizionario della Moda - Termini Tecnici. Volume Colori&Co.). Le possono indossare i semi-dandy, ossia coloro che vorrebbero osare ma senza raggiungere i toni esagerati del dandy verace di cui sopra.




Parigine. Ognuno nella sua vita intima fa ciò che vuole, ma per favore non portate le Parigine alla luce del sole.
Ho sentito di donne che le usano sotto i pantaloni (già sono insopportabili all'ennesima potenza le problematiche del classico e inevitabile calzettone-che-scende, non oso immaginare le sensazioni provate per la parigina-che-scende). Urlo già.
Indossate con la gonna, tanto vale mettersi un cartello sulla schiena con il prezzario a ore.
Indossate con la gonna e sopra i collant fanno tanto "Tranquillo, il prezzario a ore ce l'ho, solo che vorrei dare meno nell'occhio".


Prossimamente arriverà anche il Capitolo 2, tutto dedicato ai collant.
Stay tuned!



giovedì 20 ottobre 2011

Se le persone li vedono chissà cosa pensano

Piccola premessa.
Venerdì notte, come ogni tradizione che si rispetti, c'è stato il solito raid che colpisce tutte le vespe/motorini della mia via.
I soliti furbacchioni dalla vita triste hanno simpaticamente aperto tutte le selle sperando invano di trovare dentro qualcosa. 
Io ormai non tengo più niente nel sottosella, a parte un vecchio straccio per asciugare quando piove ma i pezzenti si sono portati via anche quello. 
Sempre meglio di mio fratello, al quale hanno portato via direttamente la sella.
Simpatia.

Visto quindi che si è avvicinata la stagione delle piogge, chiedo a Madreh di darmi uno straccio nuovo.
Glielo chiedo perché se ne prendo uno a caso mi sento dire: "No, non quello, mi serve. Quello neanche perché viene bene per pulire l'argenteria. Metti giù quell'altro, vedi è morbido e serve per togliere la polvere dalle cornici", insomma, pare esista un ben preciso straccio per ogni altrettanto ben precisa attività.

Così ieri mattina prima di uscire:
Io: "Mammaaaaa! Mi dai uno straccio per la vespa??"
Madreh, aprendo il sacco degli stracci: "Mmm... dunque. Potrei darti questo. No, troppo sottile. Oppure quest'altro, ma è un po' piccolo. Questo no, è tutto sfilacciato...."
I: "Mamma, ma va bene uno a caso, tanto lo uso per asciugare la sella! Anche un vecchio asciugamano va bene, non importa.."
M: "Ah, vuoi un asciugamano? Aspetta che lo cerco."
I: "Ma dicevo così per dire......"
M: " Ecco, guarda, tieni, una vecchia sotto-federa di un cuscino"
I: "Grazie mille"
M: "Aspetta che la taglio e la apro così è più grande."
I: "Mamma, fa lo stesso"
Straaaaaap!
M: "Ecco, tieni. Anzi, no, ti tolgo la cerniera"
I: "Ma mamma, è uguale, non importa!"
Zaaaaaaac!
M: "Uh, in questa parte ci sono dei buchi, te li taglio via, non stanno bene. Se le persone li vedono chissà cosa pensano"
I: "MA MAMMA, E' UNO STRACCIO!!!" 
Riiiiiiiiiiiiip!

Sono sicura che fra qualche giorno troverò sul mio letto sotto un foglio che dice "Straccio per il motorino" un bel pezzo di stoffa immacolata, con i bordini di tela verdone con i disegnini in tinta con la scocca, con le cifre e il ricamo a punto croce con la scritta "Vespa".

lunedì 17 ottobre 2011

Autunno, stagione sleale.

Su Twitter da parecchio si gioca la partita delle temperature e delle stagioni.
Irriducibili fanatici del caldo e dei climi tropicali si scontrano con gli altrettanto irriducibili amanti delle temperature minimo inferiori ai 15 gradi.
Io faccio parte della "Summer team", sto bene al caldo, lo soffro pochissimo e la mia vita ideale -se fossi multimilionaria- consisterebbe in continui trasferimenti dall'emisfero boreale da marzo a settembre a quello australe da settembre a marzo (possibilmente tra il parallelo 0 e 45).
Immagino che i miei antagonisti abbiano lo stesso desiderio ma al contrario.


Visto che ben poche persone possono permettersi questo stile di vita, a tutti quanti tocca vivere (quasi) sempre nello stesso posto, per cui mettiamoci d'accordo.
Le cose funzioneranno così: ci sarà un periodo dell'anno freddo (così quelli della squadra blu sono contenti) che piano piano diventerà sempre più mite. A questo punto il periodo diventerà caldo (noi della squadra rossa siamo contentissimi) terminato il quale gradualmente si ritornerà al freddo.

"gradualmente si ritornerà al freddo", capito divinità delle stagioni?? Gradualmente, non di botto, non 30° ->12° in un giro di Rolex, ci siamo intesi?

Che poi, divinità delle stagioni. Bha. Per i Greci erano le Ore
Wikipedia recita: "Le Ore erano sorelle delle Moire e venivano considerate le portinaie dell'Olimpo." 
Cioè, delle portinaie che gestiscono le stagioni e le temperature. Ho capito allora perchè va tutto a scatafascio. Non me ne vogliano le portinaie, ma capisco perchè quest'anno ci sia stato un ritardo di temperature: fino al 10 di Ottobre si scoppiava dal caldo e poi freddo all'improvviso.

Vi spiego la scena.
Normalmente succede che verso l'inizio di settembre le portinaie Ore pigiano sul bottone "downgrade" e il sistema automatico fa sì che entro una data prestabilita (ad esempio fine ottobre) la temperatura diminuisca in maniera costante verso la temperatura impostata (ad esempio 15 gradi).
Questo è quello che dovrebbe succedere normalmente.

Noi dobbiamo ricordarci invece che qui abbiamo a che fare con delle portinaie. Non una, ma tre, perchè per pigiare un bottone ci vuole una che controlli, una che pigi e una che non fa niente perchè altrimenti Brunetta cosa lo hanno inventato a fare.

Dicevamo, tre portinaie.
Atto primo: inizio settembre. 
Eunomia: "Uè, sorelle mi sa che tra un po' bisogna pigiare il bottone, che noia. Sempre la stessa storia".
Diche: "Sì, ora lo faccio. Prima fammi finire il cruciverba sulla copertina della Settimana Enigmistica, quello con la facciona sopra. Che poi questa settimana c'è Artemide che mi sta proprio qua. Infatti le ho fatti i baffi e le cornette con la Bic blu. Lei e quei suoi cacchio di cani. Parte la domenica mattina presto, va a caccia e torna tutta lercia e infangata, con quelle bestiacce che sbavano e perdono peli. E poi ci tocca pulire a noi. Irene, pigialo un po' te sto cavolo di bottone."
Irene: "Scusa ma quello è un compito tuo, io ho da far dell'altro. Tipo buttare via i menù della pizzeria di Efesto. Ha aperto da poco e fa pubblicità ovunque, non ne posso più dei suoi volantini. Sono OVUNQUE. "La pizzeria degli dei. Una pizza dell'altro mondo", ma che cavolo di nome è, mi fa anguscia (= mi mette la nausea). Aspetta che dall'ascensore è appena uscita Era, vado a far due ceti (= pettegolezzi, gossip).
Buongiooorno signora! Ma che splendida pettinattura ha oggi! Lo sa che ieri sera ho visto suo marito Zeus ritornare un po' tardi? Io gli ho detto: -Ma papà ti sembra questa l'ora di ritornare?- e lui ha farfugliato due o tre cose ma non le ho molto ben capite, se devo essere sincera mi sembrava anche un po' mezzo brillo... Ma ha visto la signorina Afrodite stamattina? Sempre vestita da facilotta quella lì, è una poco seria, lo credo che poi le van tutti dietro."
E così via, tra una ciarla e l'altra, tra un sudoku e un "Aguzzate la vista" il tempo passa, le Ore si distraggono e si dimenticano il famoso bottone. 

Atto secondo: metà ottobre.
Se lo dimenticano fino al dieci di Ottobre, giorno in cui -accorgendosi della dimenticanza- lo schiacciano un centinaio di volte per accelerare i tempi e ottenendo come risultato il famoso "from 30 to 12 around the Rolex".

E noi ghiacciamo. E ci ammaliamo. E collezioniamo raffreddore, mal di gola, tosse e naso a rubinetto tutto contemporaneamente come me in questo momento. Che poi a me l'autunno non dispiace, con tutte quelle belle sfumature di colori, i funghi, le caldarroste, il ritorno dei tè caldi. 
E' l'inverno che non sopporto, io.
Ma qui è proprio l'autunno che è stato saltato, a piè pari.

"Autunno, stagione sleale"*. Ecco, infatti.


N.d.R. Nessuna portinaia ha subito maltrattamenti per la produzione di questo post.

P.s. La questione portinaie è altamente ironica. Non volevo offendere nessuno; se qualcuno si sente offeso dal mio post mi scuso già in anticipo, non era nelle mie intenzioni.

*Gesualdo Bufalino, Il malpensante, 1987


giovedì 13 ottobre 2011

Il tè con Gilla

Vi ricordate il mio accappatoio-poncho Gilla (Ve ne avevo parlato QUI)?
Mi ricordo che alcune di voi mi avevano chiesto se le ragazze hanno un negozio; purtroppo ancora no però c'è un però!
Le Gille faranno una presentazione delle loro splendide creazioni sabato 15 Ottobre 2011 a partire dalle ore 16 presso l'istituto Speciale Esteticadi Via Pratolongo 12r e vi aspettano!

Ci vediamo lì ;)

mercoledì 5 ottobre 2011

Sleek Au Naturel i-Divine Palette

La iaia e il make up.
Sono in grado di passare intere giornate a guardare video su You Tube fatti dalle guru del trucco per apprendere le tecniche più sopraffine per "dipingersi" il viso.
Sono in grado di passare altrettante giornate a sfogliare i blog di altre guru dei prodotti make-up e leggermi recensioni su recensioni dei più disparati acquisti di qualunque provenienza.
Sono in grado soprattutto di farmi incantare da tutto questo, da farmi le liste di cose di cui "ho assolutissimamente bisogno" e poi di COMPRARLE.

Sono in grado -infine- di continuare a truccarmi con la mia solita matita nera, il mascara e stop.
Anche per uscire la sera.

Avrò speso centinaia di euro in trucchi mai usati.
Ho una terra gigante di Pupa del 2005. La uso -non tanto e non tutti i giorni- ed è praticamente intonsa.
Mi è caduta moltissime volte e io sempre lì a sperare che si rompesse per poterla cambiare (mi scoccia buttare i trucchi non terminati ma mi scoccia ancora di più vedere sempre quell'enorme disco volante impossibile da far entrare in qualunque bustina da borsa) e invece niente. Sempre integra che mi guarda con aria sbeffeggiante.

Ho comprato rossetti rossi e ne avrò messo uno una volta.
Ho comprato la matita bianca da battere nella rima interna dell'occhio (usata... due volte?)
Ho comprato un rossetto perfetto rosa, mat da Mac e me lo dimentico.
Un lucidalabbra Chanel di un colore stupendo e uno Juicy Tube. Peccato che io odi il lucidalabbra (sono così appiccicosi e poi a voi non vi finiscono i capelli dentro?? Bleah).
Il tanto amato dalle follow-trend della rete (quelle -tipo me- che comprano qualsiasi cosa chiunque lo definisca "favoloooooso!") Touche Eclat di YSL è stata una somma delusione: a parte che non si vede per niente e poi lascia la faccia piena di brillantini. Orrore. Non capisco tanto entusiasmo, i gridolini "ti illumina il viso, ti trasforma!". Forse se fosse stato di L'Oreal o Deborah sarebbe passato in secondo piano.
Ho centocinquantamila smalti rosso scuro e posso affermare la supremazia di Kiko su Christian Dior: quest'ultimo "scrive" (se passi l'unghia smaltata su un foglio di carta lasci una bella riga) e dura neanche un giorno.

Mi ero quasi convertita al non-compro-più-un-trucco-finchè-non-ne-finisco-un-altro.
Peccato.
Peccato perché c'ero quasi riuscita.
Sono capitolata. E sono capitolata sotto un acquisto on-line che rende la cosa due volte peggiore. A mia discolpa posso dire che sono andata da Sephora a Genova e l'ho cercata: non c'era.
Ma io ne avevo bisogno. Avevo bisogno di 12 ombretti di colore pseudo neutro. E poi se dentro c'è quello nero e io ne ho già trecento, vabbè, quella non è colpa mia. Se è incluso non posso mica dire all'azienda di togliermelo. Non è educato.
Eppoi io non ho tutti quei marroni in quelle tonalità. Mi servono.
Mi truccherò anche di giorno, in facoltà i miei colleghi diranno "eeeeee, ma sei truccataaaa", io mi vergognerò e non mi truccherò mai più.
E allora la Sleek Make-up Au Naturel i-Divine Palette andrà a far parte di quel gruppo di trucchi mai utilizzati, lì, in fondo all'armadietto nel mio bagno.