giovedì 31 marzo 2011

Genova per voi - Villa Durazzo-Pallavicini, Pegli

Visto che ho dato il via alla rubrica vediamo di scrivere il primo post un po' meno fumo e un po' più arrosto su un posto da scoprire (o riscoprire) a Genova.

Una delle fortuna della mia città è di essere completamente spiaccicata sul mare. Certo, nella zona centrale non si può sicuramente definire un mare vivibile perchè i cantieri, il Porto Antico, il Terminal passeggeri e poi le acciaierie e il Porto petroli si mangiano tutto il litorale.
Ai genovesi però basta poco in termini di tempo per raggiungere il mare "da vivere", la zona in cui ti puoi sedere sugli scogli e azzardare nelle stagioni più clementi anche un bagnettino. Chi abita in zona Levante è più fortunato rispetto a chi abita verso Ponente, che invece deve sorpassare Pegli per potersi buttare in acqua.
In quel di Zena (che si legge Sena con la s tipo quella di eSame) natura significa mare.
Vuoi fare due passi all'aria aperta? Fai una passeggiata sul mare.
Non ne puoi più dei fumi della città? Andarsi a rosolare sugli scogli di Pieve potrebbe essere un'idea.
Anche se vai sui monti sei al mare, visto che lo hai ai tuoi piedi che ti implora di non voltargli le spalle, ma tanto lui lo sa che uno sguardo lo butti sempre.

Ai Genovesi manca il concetto di Parco, ossia quel polmone verde obbligatorio in ogni città in cui perdersi e dimenticarsi di vivere fra il cemento. Escludendi i luridi giardinetti semi abbandonati, invece, di parchi ce ne sono eccome. Non sterminati e ordinati come Central Park a New York ma non certo poco affascinanti.

Il protagonista del mio primo post è proprio un parco, per essere più precisi Villa Durazzo-Pallavicini a Pegli, in cui sono stata -dopo anni- sabato pomeriggio scorso.

Si tratta di un vero e proprio giardino romantico ottocentesco, realizzato tra il 1840 e il 1850 (informazioni interamente prese a piene mani da Wikipedia :D) per volere del marchese Ignazio Alessandro Pallavicini, ad opera di Michele Canzio, fratello di Stefano, scenografo del nostro Teatro, il Carlo Felice.
Un grande viale in salita porta al Museo di archeologia Ligure e all'Orto Botanico, oltrepassati i quali ci si può perdere attraverso il vialetti del parco immerso nel verde.
Non si tratta di un giardino gigantesco, soprattutto se paragonato alla Villa della Duchessa di Galliera a Voltri, e, contando che quasi la metà è chiuso al pubblico, si può girare molto velocemente.
Il tutto è stato concepito come "un itinerario di ispirazione melodrammatica, per mezzo di un racconto che si svolge in un prologo e tre atti di quattro scene ciascuno" scandite ognuna da piccoli edifici in stile neoclassico o rustico, da fontane e piante particolari.

Noi abbiamo scelto di percorrere all'inizio il viale in piano che porta verso levante (prologo) e poi siamo saliti su per i vialetti che io da piccola mi ricordavo fiancheggiati da aberi di camelie.
Secondo chi ha concepito il parco saremmo dovuti salire in alto, per il secondo atto, e visitare le "rovine medioevali", ma naturalmente il percorso era sbarrato e inaccessibile.
Abbiamo quindi raggiunto il Lago Grande (secondo atto - Purificazione o Paradiso) dove lo stile neoclassico e quello orientale cozzano allegramente insieme, ma non per questo il tutto è reso meno affascinante.

Dietro al Lago ci sarebbe una serie di grotte da attraversare -rappresentano gli inferi oltrepassati i quali si arriva al Paradiso- che anni fa erano aperte e in cui era divertente passare  per ritrovarsi al di là della collinetta sotto al padiglione orientaleggiante.
Abbiamo provato a salire verso l'alto fino a che potevamo e lì abbiamo finalmente trovato un viale circondate di camelie non ancora in piena fioritura ma che comunque mi hanno detto che la primavera "seria" ormai è alle porte :)


  

Dietro al Lago grande abbiamo trovato un piccolo edificio rosa in stile neoclassico che semprava essere uscito dal film Marie Antoniette. Pare che un tempo all'interno fosse pieno di specchi per cui chi passava da una porta all'altra aveva l'illusione di essere riflesso all'infinito.


  


Nel complesso ho trovato tutto un po' abbandonato e lasciato andare, soprattutto sapendo che dietro c'è un'organizzazione, il pagamento, seppur minimo, del biglietto d'ingresso. Speriamo che le segnalazioni al FAI servano a qualcosa. Si tratta di un parco interessante e curioso, non un semplice giardino; ha bisogno forse di cure più particolare ma credo che, una volta tirato a lucido, possa essere un luogo capace di attirare l'attenzione più di qualunque altro.


INFO


Indirizzo: Via Ignazio Pallavicini 13, Pegli (accanto alla Stazione)

(Google Maps - click per ingrandire)

Orario: martedì-venerdì: dalle 09:00 alle 19:00
              sabato-domenica: dalle 10:00 alle 19:00
              lunedì: chiuso

Tel: 010 407 64 73

Un appuntamento interessante:


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mercoledì 30 marzo 2011

Genova per voi

E' giunta l'ora!
Finalmente mi sono decisa, e indietro non si torna più: ormai mi sono presa l'impegno.
Il progetto che ho in mente da un bel po' di tempo ormai è ispirato dalle solite FB straniere (francesi, soprattutto) che realizzano ogni tanto dei post-guida sulla loro città (il più delle volte Parigi, ovviamente).
Io non vivo in una grande e famosa città, ma di Genova come voi sapete sono profondamente innamorata. Spesso si sente dire dai genovesi stessi che la nostra è una città noiosa, senza cose da fare nè posti nuovi. E invece secondo me è proprio il contrario: Genova, in linea con il suo carattere e con quello dei suoi abitanti, "nasconde" sotto un'aspetto di facciata rigido e severo (e anche un po' antipatico) moltissime perle e aspetti interessanti che, come all'interno di una caccia al tesoro, sfida a trovare.
Zena, come la chiamiamo noi, non è una città gigante come Roma o Milano, ma per attraversarla tutta da Nervi a Voltri si impiega tanto di quel tempo che sembra di essere all'interno di una metropoli. Una fettuccia schiacciata tra mare e monti, compressa nelle sue salite e discese, sensi unici e traffico congestionato che farebbe diventare pigro negli spostamenti chiunque. E' per questo che noi genovesi preferiamo alla fine vivere nelle nostre zone, o al massimo spingerci verso il centro, perchè l'idea di impiegare tre quarti d'ora per fare dieci chilometri scoraggerebbe chiunque.

La mia idea è, quindi, quella di condividere chiunque sia interessato, concittadino o no, le mie piccole scoperte o di dare un'idea su qualcosa di diverso da fare, visitare o vivere, che sia un museo, un posto dove mangiare, un piccolo negozietto o un parco.
Cosa ne dite? Io ho già qualche idea da sviluppare al più presto ;)

Come nome/tag mi ha aiutato quel santo di G. (o King G) che, tartassato dalla sottoscritta in piena crisi creativa, ha partorito "Genova per voi".
Non so se lo sapete, ma io sono un'amante di Paolo Conte (di qualche anni fa). da piccola i miei lo ascoltavano spesso e io naturalmente sono rimasta affezionata a quella voce. 
G è al corrente di questa mia passione e ha girato il titolo della famosissima "Genova per noi" adattandola a quella che voglio far diventare una rubrica.

Awww.

venerdì 25 marzo 2011

DIY #2: Candy Bag Charm

Durante il periodo dei saldi, ossia, ere geologiche fa, ho comprato una bosra da Zara, carina, con la tracolla fatta a catena e del colore giusto che mi serviva.
Peccato che dopo due giorni si è rotta. Ho provato ad aggiustarla ma purtroppo le borchiette che fermavano la tracolla continuavano ad aprirsi.
Così mi dirigo verso Zara, con il discorso già pronto perchè ero convinta che mi dicessero "Eh no! Non possiamo cambiarla perchè l'ha presa nei saldi e bla bla bla".
Invece, quando mi sono avvicinata alla cassa con la borsa rotta, scontrino in mano e addirittura l'etichetta che ero riuscita a recuperare, un commesso gentilissimo mi dice che certamente si può cambiare, di scegliere qualcosa di pari prezzo o superiore e di ritornare in cassa per il cambio. E in fondo ha aggiunto un sorriso.
Esterrefatta e sconvolta da cotanta cortesia mi aggiro per i due piani del negozio per cercare -invano- la borsa uguale.
Alla fine decido di prenderne un'altra, color cuoio, comoda ma banalissima. Noiosa e comune.

Come fare per renderla un po' meno insignificante?
Ho avuto l'idea, a quel punto, di fare un decoro da appendere a uno degli anelli del manico, detto in maniera estremamente più fashion e anglofila un Candy Bag Charm (pechè poi "candy" qualcuno me lo spiegherà).
Non sarà certo paragonabile alle catene con gli charm colorati di Luois Vuitton, ma sicuramente sarà più economico e ci darà soddisfazione perchè ce lo siamo fatto da noi.

Quindi................

1) Prendiamo una borsa banale che vogliamo rallegrare un po'


2) Il resto degli "ingredienti" è composto da: nastri e nastrini colorati in pendant o in contrasto col colore della borsa, perle varie che possono essere anche recuperate da collane o braccialetti rotti, cavetto d'acciaio e schiaccini, pinzette piatte e una nappa di pseudo cuoio (presa da H&M).


3) Come prima cosa infiliamo le perle nel cavo d'acciaio passato doppio. Sarà più resistente e avremo meno problemi con la chiusura. In fondo il cavo "gira" intorno ad un anellino a cui ho agganciato altri anellini e palline metalliche a mo' di "sonaglio" e si rinfila nella prima perla.


4) Una volta infilate tutte le perle, infiliamo anche uno o due schiacchini grossi. facciamo girare il cavo attorno a un anello del moschettone della nappa e rifiliamolo negli schiaccini. Fermiamo il tutto con le pinzette piatte.


5) Ora tocca ai nastri: io ho preso un nastro di pizzo, dei nastri di organza e della fettuccia in tinta con la borsa.


6) Facciamo un nodo intorno al moschettone.....



7) ....e poi un fiocco che fissiamo per sicurezza con un po' di ago e filo


8) Et voilà! Ecco il nostro candy bag charm che rende la nostra borsa diversa dalle altre! :D

giovedì 24 marzo 2011

La musica giusta al momento giusto!

Vi è mai capitato di essere a casa a trafficare e di volere un po' di musica di sottofondo, di accendere il vostro ipod/itunes/lettore mp3 e di non poterne più delle vecchie, solite noiose canzoni che ormai sapete a memoria?
E la radio con quegli interminabili quarti d'ora di pubblicità, che se ci fate caso sono sempre uguali e sempre le stesse, fanno venir voglia di lanciare lo stereo fuori della finestra.

Grazie ad un collega ieri ho scoperto l'esistenza di un sito fantastico che permette di ascoltare una playlist ad hoc a seconda del nostro umore o di quello che stiamo facendo. Non a caso infatti si chiama Stereo Mood e offre una lista lunghissima di "generi" dai più banali relax, chill out, just woke up, it's raining, disco dance ai più interessanti spring cleaning, sunny day, bicycle, candle lit dinner, dressing up, busy as a bee, lost in tought, cooking time.
La cosa carina è che non sono canzoni stra-conosciute, almeno non da me, e, credetemi, io ce l'ho già come colonna sonora costante della mia vita! :D

mercoledì 23 marzo 2011

Ho un dilemma...

...che non mi fa dormire la notte, mi rende insonne e mi fa girare e rigirare nel letto senza trovar pace.
Dunque.
Le Fashion Week mondiali del mese scorso erano relative alle collezioni primavera/estate 2012, no?
Prendiamo un trend lanciato durante queste sflilate, proprio a caso (eh!) prendiamo in celeberrimo "color block".
Ecco, il color block adesso sembra aver invaso tutto l'etere e ora chiunque si sente autorizzato a vestirsi con colori a caso (e la cosa -a volte- a me non dispiace neanche). Dunque seguendo un trend del 2012, perchè -ripetiamolo- le sfilate riguarda ciò che uscirà l'anno prossimo.
Il mio dubbio amletico riguarda questo: ma se adesso spopola un trend avanti di un anno, quando nel 2012 usciranno le collezioni queste saranno fuori moda? E allora che senso ha?

A me il color block garba di molto, così mi sento giustificata a poter uscire modello arlecchino e quando la gente mi guarderà male io restituirò lo sguardo di disapprovazione pensando "povero ignorante non aggiornato sulle mode del momento. Questo è il domani, è il color block!!"

P.s. Comunque l'inventore del color block, lasciatemelo dire, è G. I grandi stilisti si sono inspirati a lui! Quando l'ho conosciuto lui sì che metteva veramente colori a caso (maglietta di un colore, golf di un altro, cintura di un'altro ancora e scarpe di un'altro altro ancora).
Che fidanzato all'avanguardia.


martedì 22 marzo 2011

Io e i bijoux

Direi che andiamo parecchio d'accordo.
Ho cominciato a produrli proprio perchè li adoro e ne vorrei a chili, a palate. La cosa divertente è però che non ne indosso molti: sto molto attenta a non addobbarmi come un albero di Natale, a volte anche esagerando al contrario. Se indosso una collana (che non deve essere per forza gigantesca) metto solo orecchini minuscoli tipo tappabuchi o addirittura nulla. Se ho orecchini grandi (che amo) non metto neanche una catenina. Di bracciali grossi ne porto al massimo uno e anelli ne indosso ben pochi, sono insofferente.
Ma ne compro, ne compro un sacco e spesso rimangono lì, nella cassettierina di legno dell'Ikea dipinta da mammà, ad annoiarsi. Ogni tanto li metto in ordine e penso "uuuuh, ho anche questo è vero! Lo devo mettere" e poi lo lascio lì ancora per tempo immemore.

Proprio durante una delle fasi di riordino, sbrogliando la matassa infinita di catenine che si forma puntualmente ogni volta (io devo ancora capire come cavolo fanno ad annodarsi così bene), ho visto sulla mia scrivania tutti i miei ciondolini messi in fila e mi è venuta in mente l'idea per una serie di post: potrei piano piano farvi vedere cosa c'è nel mio forziere (seeee, come no, ahahah), cosa ne dite?
A me piace da morire curiosare nelle camere delle mie amiche, guardare nelle loro scatolette e rovistare tra i loro orecchini, per cui ho pensato di riproporre la cosa in maniera virtuale :)
Prima tappa: le mie catenine.

"No ai tarocconi" avevo detto. Ok nelle borse, ma nei bijoux quando costano così poco non riesco a resistere. Per cui alle estremità potete notare un ciondolo Chanel super fake (questo fa parte della categoria "non lo indosso da millenni") e un altrettanto falsissima chiave di Tiffany, replica di una in platino e diamanti da 2500€ pagata solo 25. Oh yeah.

In alto, soli e sperduti, ci sono una gabbietta con tanto di uccellino tintinnante (quando la indosso sembro una mucca al pascolo) comprata su Etsy e la celeberrima bottiglietta "Drink Me" di That's mine!

Sotto la bottiglietta una very romantica collana con fiocco, That's mine! anch'essa.

In basso, invece, c'è un ciondolo molto autunnale fatto sono di foglie -alcune perline e alcuni vecchi ciondoli di una vecchia collana- e un cuore stile Fope ricevuto ad un compleanno anni fa.

A destra della collana-fiocco c'è la catenina che mi ha regalato G per la laurea Sempre da G arrivano le due margheritine, primo regalo di compleanno che mi ha fatto (o secondo? Non ricordo) e la rosa tutta a sinistra (io la chiamo rosaspina perchè sembra una di quelle roselline selvatiche) di Les Néréides.

L'altra fake chiave è un regalo di una prof che aiuto ogni tanto all'Università. Dopo aver sbavato ore sulle sue due originali, una d'oro giallo e una d'oro bianco, giganti, e aver parlato un pomeriggio intero di Tiffany, mossa a pietà la suddetta mi ha portato come souvenir da uno dei suoi mille viaggi una copia della chiavina piccolina. Il ciondolino a forma solitario lo ho aggiunto io.

Aaaah, poi c'è la classica collana con il nome, che ormai avrà più di quattro anni. L'ho presa quando tutti ancora si domandavano dove cavolo si potesse mai comprare una collana "come quella di Carrie". Io che faccio tutto con Google, tra un po' mi ci lavo anche i denti, ho scritto semplicemente "name necklace" e cliccato sul primo della lista (Oh, ma quanto me la tiro??? Mi sono antipatica da sola, eh).

Finiamo con il vintaaasgh che fa tanto blog serio e arriviamo al mezzo dollaro che ho trovato in un cassetto nella casa in campagna. Si tratta di un mezzo dollaro del 1967, con tanto di testone di JFK sulla faccia nascosta. La ghiera con l'anellino c'era già, forse si trattava di un portachiavi, e la catenina è antica anch'essa: mia mamma da giovane la portava semplice così, senza niente. Quando me l'ha vista al collo è diventata di tutti i colori e ha incominciato a dirmi che ci è affezionata, che era preoccupata e che io l'avrei persa sicuramente (pffff, solo perchè a 12 anni le ho perso il suo preziosissimo anellino di quando era piccina che avevo messo per andare a equitazione -.-' un genio, insomma). Offesissima, me la sono tolta e gliel'ho appoggiata sul comò.
La scena deve essere stata alquanto teatrale e drammatica, dato che qualche giorno dopo l'ho ritrovata sulla mia scrivania sopra un foglietto con scritto "Mi fido di te!".

Cosa desiderate per la prossima puntata, cari telespettatOri? Orecchini? Collane? Ci sono anche: braccialetti (pochi), anelli (pochi) e spille.
A voi la scelta :D

sabato 19 marzo 2011

Un po' di sano egocentrismo e di autocelebrazione ci sta sempre....

Happy Birthday to meeee!







Ahahah, questa immagine mi fa morire!! :D

venerdì 18 marzo 2011

Oh Fifì, ma Chérie!

Scappata dal raduno degli uomini in bolla di qualche post sotto passo davanti a Pimkie.
Mi fiondo dentro per vedere se era arrivata la linea di Fifì Lapin ed effettivamente era lì, appesa sugli stand. Adorabili t-shirt con adorabili conigliette vestite con adorabili abitini. Stavo già cercando freneticamente la mia taglia quando mi fermo un attimo e penso.
Penso che ho già tremila magliette e che questa sarebbe la tremilaeunesima.
Penso che tra una settimana compio 27 anni (mi viene già nausea. Non riesco a credere di essere arrivata a quel punto della vita in cui ti togli anni e vedi arrivare il giorno del tuo compleanno come una minaccia).
Penso che a 27 anni forse una t-shirt con i disegnini forse non dovrei indossarla.
Diciamo la verità: sento la voce di mia madre che dice che a 27 anni forse una t-shirt con i disegnini forse non dovrei indossarla.
E poso la gruccia sullo stand, al suo posto.

Ecco, ora aiutatemi tutte quante a convincermi che ho sbagliato e che devo ritornare da Pimkie e comprarmene non solo una ma anche due o tre.



La mia preferita è questa: :'(

mercoledì 16 marzo 2011

Oh là là!

Prendi un'attrice, possibilmente giovane.
Prendi un noto marchio fashion, possibilmente francese.
Prendi una città romantica, in questo caso obbligatoria Parigi.
Mescola il tutto, aggiungi nastri di raso, peonie rosa, atmosfere cipriate.
Metti all'attrice un fiocchetto in testa, dietro alla macchina da presa Sofia Coppola, Tim Walker dietro l'obiettivo e una canzone (sempre francese) come sottofondo.

Ed ecco l'esplosione di foto, immagini, video nei blog, su tumbrl, su Facebook e come sfondo del proprio profilo Twitter.
Tre, due, uno. Aspettatevi presto il boom!






E pensare che io volevo solo sapere come si fa a fare il trucco così. Per la palpebra ci sono, ma la parte di sotto? Perchè sembra leggermente più scura-ma-non-troppo?
Come si fa?
Se lascio la parte di sotto struccata sembro malata, se passo la matita scura sembro un panda.
Please (o meglio, s'il vous plait), aiutatemi!



lunedì 14 marzo 2011

Quel poco che so sulla produzione di energia.

Se per una volta metto da parte le Tour Eiffel, i cuoricini, Le tazze di tè e i fiocchetti spero mi possiate perdonare.

Il terrificante sisma (con conseguente maremoto) che ha distrutto parte del Giappone, come tutti sanno, ha causato l'esplosione di una parte di uno dei cinque reattori nucleari della centrale nucleare di Fukushima e tutto questo, naturalmente, ha sconvolto la popolazione mondiale che ora si interroga sull'utilità, sulla sicurezza e sulla necessità di utilizzare l'energia nucleare come fonte energetica.
Premetto che so molto poco -anzi, pressocchè nulla- sul funzionamento di una centrale nucleare e quindi non sono qui a spiegarvi che cosa è successo in maniera precisa*.
Quello che mi ha lasciato più perplessa sono i toni e soprattutto le argomentazioni che le persone tirano fuori in conseguenza alla questione "produzione di energia". Purtroppo capita spesso (e io molte volte sono la prima a farlo) di ragionare per sentito dire, per luoghi comuni e attraverso quello che si sente o legge attraverso i media.
Su questo, o in parte, io mi sento di poter mettere la parola sopra dato che, per amore o per forza, è in parte oggetto del mio lavoro.
Ho pensato perciò di scrivere un post a riguardo; magari può essere utile per chiarire un po' le idee.

Fonti di energia non rinnovabili.
Sono considerate fonti di energia (combustibili) non rinnovabili il petrolio, il carbone e il metano (gas naturale). Non costano molto, sono realtivamente semplici da trattare per ricavarne energia e sono terribilmente inquinanti. Tra i tre la scelta meno peggiore è sicuramente il metano che, a parità di energia prodotta, emette in atmosfera una percentuale di CO2 minore rispetto a petrolio e carbone.

Fonti di energia rinnovabili.
Tante persone pensano che le cosiddette energie rinnovabili, o verdi come si suol dire, siano il futuro e che permettano di eliminare in toto le fonti non rinnovabili. Bisogna fare attenzione, però e distinguere caso per caso. Si parla di fonte di energia rinnovabile (solare, eolico, idroelettrico, geotermico) e di combustibili rinnovabili (biomassa, biogas).

Energia solare: la più "famosa" di tutte, ad oggi tutti sanno cos'è un pannello fotovoltaico e ormai, da qui a cinque anni, immaginiamo le nostre città ricoperte interamente da pannelli solari (prima o poi inventeranno anche i vestiti-solari, che ci permetteranno di ricaricare la batteria del nostro telefono cellulare o del lettore mp3 direttamente da un cavetto che esca dalla nostra maglietta. Ovviamente scherzo).
Cosa c'è da sapere. C'è da sapere che per avere 1 kWp (il "p" sta per "di picco") ho bisogno di 8 m2 di pannello ftv se in silicio monocristallino-policristallino o 16 se in silicio amorfo, e di conseguenza del doppio di superficie disponibile per la realizzazione dell'impianto (16 o 32 m2). Un impianto da 1kWp produce all'anno, in condizioni ottimali, 1200 kWh nel nord Italia, 1300 kWh nel centro Italia e 1500 kWh nel Sud Italia.
Il fabbisogno medio annuo di sola energia elettrica per una famiglia italiana è circa pari a 2800 kWh. Quindi, se tutto va bene durante tutto l'arco dell'anno, come minimo ogni unità familiare dovrebbe installare 32 o 64 m2 di pannelli fotovoltaici.
Io vivo in un conodminio composto da 24 appartamenti, in cui il terrazzo è di proprietà dei 4 appartamenti all'ultimo piano ed è vissuto. Dove caspiteria mi metto 32x24=768 (o 1536) m2 di pannelli?
Non dimentichiamoci che:
1) i pannelli ftv funzionano sì tutto il giorno ma di notte i poveretti vanno a dormire anche loro. E di corrente elettrica ne abbiamo bisogno anche di sera/notte (frigorifero, cellulare che si ricarica, tv e computer acceso, sistema d'allarme, ascensori e bla bla bla) e l'energia elettrica non si può "immagazzinare" se non in piccola parte (vedi pile e batterie dell'ipod o del cellulare).
2) in casa abbiamo anche la calderina o scaldabagno, ossia abbiamo bisogno di energia termica. Che si può ricavare anch'essa dall'energia solare, ovvio! Così la nostra superficie di pannelli (fotovoltaici e termici) passa da 768 a 1536 m2 (oppure da 1536 a 3072).

Energia eolica: personalmente a me non dispiacciono le pale eoliche sulle cime delle montagne ma ho come l'impressione che non siano tanti a pensarla come me. Pare poi che possano essere pericolose nel caso in cui si trovino sulle rotte degli uccelli migratori (dicono) per cui ciao ciao elichette che fanno tanto tecnologia avanzata.
C'è da tenere presente anche l'Atlante Eolico che, attraverso mappe, classifica il territorio italiano in base ad alcuni parametri di ventosità (ad esempio la continuità delle correnti eoliche).
Io credevo ade sempio che Genova fosse nella classe migliore e invece risulta in una fascia all'interno della quale è sconsigliato (per una questione di rapporti costi/benefici) costruire un impianto eolico: il vento soffia sì molto forte, ma a tratti. E questo non risulterebbe vantaggioso.

Energia idroelettrica: sfrutta il salto di livello di un corso d'acqua: molto utile e pulita. Sì, se hai una montagna e un corso d'accqua abbastanza cospiquo.
In Italia abbiamo molte montagne e molta acqua (spesso) e chiamiamo "grandi impianti" centrali idroelettriche da più di 10 MW di potenza. Ora in Cina e in India stanno costruendo centrali da 12600 11000 MW. Mumble, mumble.

Energia da biomasse: utile nel caso di piccoli o medi centri cittadini, circondati da ricche zone boschive. Per far funzionare gli impianti bisogna però tagliare legna (tanta) in continuazione (sempre), altrimenti la centrale cosa brucia? Sarà vantaggioso?

Energia da biogas: pensavamo che i rifiuti arrivati in discarica avessero ultimato la loro vita? E che tutte le schfezze che viaggiano nelle fogne fossero utili sono come scenari per i cartoni animati delle tartarughe ninja? Sicuramente le cose non stanno così: se si tratta sia la spazzatura (rifiuti urbani) sia la pupù (acque nere) si forma un simpaticissimo e profumatissimo biogas che se brucia può fornire energia.
La popolazione italiana si lamenta per le aperture delle discariche; cosa dirà al pensiero della costruzione di un impianto del genere?

Energia marina: sia essa maremotrice o per osmosi salina, ben poco purtroppo ne so. Ma quello che posso immaginare è che servano impianti e sistemi ben piazzati in mezzo al mare o lungo le nostre belle coste. Sento già la voce degli ambientalisti che protesta

Energia geotermica: anche di questa so ben poco. Wikipedia dice che si può ricavare una grande quantità di "energia pulita" e che gli unici problemi sono i costi elevati per la trivellazione (bisogna andare giù parecchio) e problematiche di tipo paesaggistico dovute agli impianti. Di più nin zo.

C'è poi un'altro tipo di energia che io chiamo semi-pulita: la cogenerazione. Si tratta di una centrale elettrica a gas metano, all'interno della quale viene recuperato il calore prodotto durante la trasformazione ed utilizzato per la produzione di acqua calda sanitaria. E già qualcosa si risparmia, sia in termini di costi che in termini di emissioni inquinanti. Si tratta di una cosa fattibilissima, basti pensare che grossi edifici energivori (ospedali, alberghi, centri commerciali) potrebbero/possono dotarsi di proprie centrali di microcogenerazione apposite e "private".

Spero che ci abbiate capito qualcosa. Lo sapete che non sono un'abile oratrice e che ho seri problemi a scrivere in itagliano. Ho scoperto il trucchetto degli inglesi: tante frasi corte, senza giri di parole inutili.
Sarà servito?
Se ci sono errori, più o meno gravi, chiudete gli occhi e passateci sopra :)



* quel poco che so è questo (semplificando molto) : un reattore centrale nucleare a fissione è generalmente costituito da due "gabbie". In una è contenuto il materiale fissile (barre di Uranio), e qui avviene la vera e propria reazione che genera energia sottoforma calore. Sempre all'interno di questa gabbia circola acqua che, asportando calore e quindi raffreddando le barre, si surriscalda. L'acqua surriscaldata si allontana dal nocciolo, arriva in uno scambiatore di calore e surriscalda ("passa il calore") altra acqua, presente all'interno di un'altra "gabbia" (vedete il disegnino qui sotto). La seconda acqua, surriscaldata, diventa vapore e va ad alimentare una turbina allacciata ad un generatore ed ecco che si produce corrente.
Come abbiamo visto, la prima acqua cede calore alla seconda acqua ma non la tocca. E' un po' come cuocere a bagnomaria, insomma.
Per cui la prima acqua è radioattiva, ma la seconda no.
Quindi si ha: una gabbia che contiene le barre e un circolo d'acqua di raffreddamento, una seconda gabbia contentente un circolo d'acqua che alimenta la turbina e una terza gabbia che contiene il tutto:

La centrale giapponese di Fukushima, però, non ha lo schema come quello qui sopra, ma piuttosto come questo:

In questa tipologia di centrale in pratica manca la seconda gabbia e il secondo circolo d'acqua. Infatti, un'unico circolo d'acqua raffredda le barre, vaporizza e alimenta la turbina.
Il terremoto dell'11 Marzo ha fatto si che si generasse un guasto all'impianto di raffreddamento: l'acqua nell'impianto ha continuato a surriscaldarsi, la pressione è aumentata e la seconda gabbia è esplosa (N.B. la sto semplificando al massimo, naturalmente la cosa è molto più complessa).
Le fuori uscite che ci sono state prima dell'esplosione sono state indotte volontariamente per cercare di evitare, appunto, il collasso che poi effettivamente è avvenuto.
Come avviene, quindi, in una pentola a pressione alcune valvole sono state in primo luogo azionate volontariamente per scongiurare situazioni ben peggiori, che poi, sfortunatamente, si sono invece verificate.
L'acqua e i vapori che sono fuoriusciti prima attraverso gli "sfiati" e poi in seguito all'esplosione sono, quindi, radioattivi (al contrario del caso precedente) perchè sono venuti in contatto con il materiale fissile.