giovedì 27 maggio 2010

Istanbul: Part 1

Prima di partire io non sapevo sinceramente cosa aspettarmi.
Da una parte mi immaginavo qualcosa in stile "Marocco"; dall'altra i racconti di mio padre su una città all'occidentale mi facevano pensare ad una metropoli europea. Durante il viaggio d'andata mentre leggevo su Vanity Fair di un tragico episodio avvenuto in Turchia (centrale), ossia di un padre che aveva seppellito viva la figlia perchè fidanzata, mi facevano pensare "Ma è la stessa nazione con quegli splendidi mall super luccicanti, quelle opere achitettoniche che mi hanno fatto vedere su Google Maps?".
Effettivamente Istanbul è la città dei contrasti, ed è proprio questo che la rende affascinante.
La strada che ci ha portato dall'aeroporto all'albergo era degna della Svizzera: perfettamente ordinata, pulita, organizzata. Aiuole perfette al millimetro, senza un filo d'erba fuori posto.
Poi se vai a visitare il centro storico ti sembra di essere catapultato in scenari di cent'anni fa: artigiani che fanno le pentole, cortili interni disordinati e sporchi, case decadenti . Ma poi alzi il naso e vedi che quell'edifico che sembra crollare ha dei cornicioni superbi, decorazioni articolati, motivi geometrici e non che ti riportano ad una città antica, ricca, un vero meltin' pot di storia, cultura e razze.
Prendi Santa Sofia: prima è stata una chiesa cristiana, poi una moschea e ora è un museo. Ha mosaici rapppresentanti Gesù e la Madonna dentro e quattro minareti fuori.
Come lei mille altri edifici hanno cambiato uso a seconda dell'epoca e di chi abitava la zona in quel momento.
Entri nel bazar delle spezie, a fianco vendono pulcini nelle gabbie e sanguisughe nei barili (bleah),ma per entrare ti controllano con il metal detector.
Vedi donne intabarrate, chiuse fino al naso da un velo nero e lì a fianco passa una giovane coppia in calzoncini corti, mano nella mano.
Passa il tram con i bambini appesi fuori per non pagare il biglietto e all'uscita della metropolitana puoi trovare il distributore di liquido igenizzante.
E' una città in Europa, ma anche in Asia.

Istanbul è piena di dettagli: il ponte di Galata gremito di pescatori, le fantastiche ville sul Bosforo, magari appena sotto il gigantesco ponte che collega le due parti, i dolcetti colorati nelle vetrine, la gentilezza degli abitanti e il loro sorriso che si allarga sulla faccia quando dici loro un maldestro teşekkür (grazie), il continuo suono del clacson per la strada, i venditori di pannocchie alla brace, gli splendidi decori delle moschee, le onnipresenti bandiere con la luna e la stella, la figura di Atatürk ovunque, l'elma chai (ossia il tè alla mela).

Potete vedere che ne sono tornata entusiasta, è una meta che consiglio a tutti. Io sinceramente non l'avrei mai considerata se non fosse stato per mio padre, che voleva tornarla a visitare dopo esserci stato trent'anni fa per lavoro... errore madornale! Non sapevo cosa mi stavo perdendo! :)





























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